, [Alexandre Dumas] Il Conte di Montecristo 

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."Sì, e prendo con me vostro fratello.""Ah, signor conte" disse Giulia, "riportatecelo guarito."Morrel voltò la faccia per nascondere il vivo rossore."Avete dunque capito perché non stava bene?" disse il conte."No" rispose la giovane, "ma ho paura che si annoi a stare connoi.""Lo distrarrò" riprese il conte."Sono pronto, signore" disse Morrel."Addio, miei buoni amici,addio Emanuele, addio Giulia!""Come, addio!" gridò Giulia."Partite così, subito, senzapreparativi, senza passaporti?""I troppi preparativi raddoppiano il dispiacere della separazione"disse Montecristo, "e Massimiliano, ne sono sicuro, avrà agito conprecauzione; è quanto gli avevo raccomandato.""Ho il mio passaporto, e la mia valigia è fatta" disse Morrel, conla sua apatica tranquillità."Benissimo" disse Montecristo sorridendo, "si riconosce ladisciplina di un buon soldato.""E ci lasciate in tal modo?" disse Giulia, "sul momento? Non ciaccordate neppure un giorno, neppure un'ora?""La mia carrozza è alla porta, signora: è necessario che fracinque giorni io sia a Roma.""Ma Massimiliano non va a Roma?" disse Emanuele."Io vado dove piacerà al conte; appartengo a lui ancora per unmese.""Oh, mio Dio, in che modo lo dice, signor conte!""Massimiliano viene con me" disse il conte, con la sua persuasivaaffabilità, "tranquillizzatevi dunque sul conto di vostrofratello.""Addio, sorella mia!" ripeté Morrel."Addio, Emanuele!""Mi strazia il cuore con la sua noncuranza!" disse Giulia."Oh,Massimiliano, Massimiliano, tu ci nascondi qualche cosa.""Bah!" disse Montecristo."Lo vedrete tornare gaio, allegro e887 contento."Massimiliano lanciò a Montecristo uno sguardo sdegnoso, quasiirritato."Partiamo!" disse il conte."Prima che andiate, signor conte" disse Giulia, "permetteteci didirvi tutto ciò che l'altro giorno.""Signora" disse il conte, prendendole le mani, "tutto ciò chedireste non varrà mai ciò che leggo nei vostri occhi, ciò che ilvostro cuore ha pensato, ciò che il mio ha sentito.Come ibenefattori da romanzo, sarei partito senza rivedervi, ma questavirtù sarebbe stata al disopra delle mie forze, perché sono uomodebole e vanitoso, perché lo sguardo umido, ilare e tenero deimiei simili mi fa del bene.Ora parto, e spingo l'egoismo fino adirvi: non mi dimenticate, amici miei, perché probabilmente non mirivedrete più.""Non vi rivedremo più?" gridò Emanuele, mentre due grosse lacrimescorrevano sulle guance di Giulia."Non vi rivedremo più? Nonsiete dunque un uomo, ma un angelo che ci lascia, un angelo cherisale al cielo dopo essere comparso sulla terra per farci delbene.""Non parlate così" riprese vivamente Montecristo, "non dite maitali cose, amici miei: gli angeli non fanno mai del male, sanno aqual punto debbono fermarsi, il caso, le circostanze, lecombinazioni non sono mai più forti di loro.No, io sono uomo,Emanuele, e non è meno ingiusta la vostra ammirazione di quantosiano blasfeme le vostre parole."E si portò alle labbra la mano di Giulia che si precipitò fra lesue braccia, mentre stendeva l'altra ad Emanuele; quindi,strappandosi da quella casa, dolce nido di domestica felicità, conun cenno chiamò Massimiliano, passivo, insensibile, costernato findalla morte di Valentina."Rendete la gioia a mio fratello" disse Giulia all'orecchio diMontecristo.Montecristo le strinse la mano come gliel'aveva stretta undicianni prima sulla scala che conduceva all'ufficio di Morrel."Vi fidate sempre di Sindbad il marinaio?" le domandò sorridendo."Oh, sì!""Dunque, state pure in pace, confidando nel Signore."Come abbiamo accennato, la carrozza da posta aspettava: quattrovigorosi cavalli sollevavano le loro criniere e scalpitavano conimpazienza.Ai piedi della scalinata, Alì aspettava col visogrondante di sudore; sembrava giungere da una lunga corsa."Ebbene" gli domandò il conte in arabo, "sei stato dal vecchio?"Alì fece segno di sì."E gli hai aperto la lettera sotto gli occhi nel modo che ti avevoordinato?""Sì" rispose ancora rispettosamente lo schiavo."E che cosa ha detto, o, piuttosto, che cenno ha fatto?"Alì si pose sotto la luce, in modo che il suo padrone potessevederlo, e imitando con la sua intelligenza la fisonomia delvecchio, chiusi gli occhi come faceva Noirtier quando voleva dire"sì"."Bene, accetta" disse Montecristo."Partiamo!"Aveva appena lasciato sfuggire questa parola, che già la carrozza888 si era mossa sollevando un nembo di polvere misto a scintille.Massimiliano si accomodò in un angolo senza dire parola.Dopomezz'ora, la carrozza si fermò d'un tratto; il conte aveva tiratola funicella di seta che corrispondeva al dito d'Alì.Il morodiscese, e aprì lo sportello.La notte sfavillava di stelle.Erano in cima alla salita diVillejuif, sulla spianata da dove si vede Parigi che, come tetromare, agita i suoi milioni di lumi che sembrano tuttifosforescenti.più numerosi e mobili di quelli dell'oceano, chenon conoscono bonaccia, che si urtano sempre, e sempres'infrangono, e sempre s'inghiottono fra loro.Il conte scese efece qualche passo, solo, e, dopo un cenno della mano, la carrozzasi scostò di qualche metro Allora considerò lungamente, e con lebraccia incrociate, quella fornace in cui vengono a fondersi, atorcersi tante di quelle idee che dopo essere fermentate nel magmaincandescente, sprizzano per andare ad agitare il mondo.Quindiallorché ebbe ben fissato il suo sguardo possente sopra quellanuova Babilonia:"Gran città!" mormorò, chinando la testa e congiungendo le manicome pregando."Non sono ancora sei mesi che ho oltrepassato letue porte.Lo spirito della Provvidenza che credevo mi vi avessecondotto, ora me ne allontana trionfante.Il segreto della miapresenza fra le tue mura l'ho confidato soltanto a Dio, che soloha potuto leggere nel mio cuore, solo sa che mi ritiro senza odio,né orgoglio, ma non senza dispiaceri, solo sa che non ho fatto usoné per me, né per vane cause, del potere di cui mi ha fornito [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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